venerdì 21 maggio 2010

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Minimum Viable Product (MVP)


Come promesso nell’ultimo post, adesso parleremo delle utlime tendenze della Valley per quanto riguarda la nascita ed i primi sviluppi di una startup: Customer Development e Lean Startup.

Prima però, è obbligatorio, dedicare un post al concetto di Minimum Viable Product (MVP) che, come vedremo, è alla base delle “nuove” teorie californiane.

Partiamo dalla definizione: “L’ MVP è una versione minimale del prodotto che permette ai fondatori di esplorare e capire il mercato e gli utenti, raccogliendo ed elaborando la maggior quantità di dati possibile per validare le ipotesi di base, con il minimo sforzo.”

Il nome, minimum viable product, potrebbe essere forviante e si potrebbe pensare che l’MVP sia solo una versione semplificata e ridotta all’osso del servizio finale. In realtà, non è solo un concetto legato all’aspetto tecnico e di sviluppo del servizio, ma è qualcosa di più generale e complicato che ha come scopo quello di lanciare un prodotto finale andando, quasi, a colpo sicuro.

L’MVP si basa sul concetto di iterazione seguito dall’apprendimento e lo studio dei risultati ottenuti. Prima di produrre l’MVP, i fondatori della startup, devono definire la vision del loro servizio ed individuare la funzionalità core di tutto il sistema.
A questo punto, in base alle esigenze, esistono due principali tecniche:

1) Product: si crea solo la pagina principale del servizio con, in risalto, le sezioni che intendiamo studiare. Ad esempio, se intendiamo valutare quanto possa interessare all’utente il servizio che si vuole offrire, allora nella home si mette in risalto la descrizione del prodotto con link fittizi al video e ad ulteriori chiarimenti. Si effettuano delle campagne di marketing per generare traffico verso il servizio stesso e si monitorizza la quantità di click per il video e la descrizione del prodotto. Se la rispsosta è buona, vuol dire che il servizio che vogliamo offrire piace e suscita attenzione, in caso contrario qualcosa è da rivedere.

2) Feature: come per il caso del Product, si creano dei link fittizi che simulano l’esistenza di una o più features e, quindi, in base alla quantità di click ricevuti, si può intuire quale può essere la funzionalità di maggior successo.

Ad ogni iterazione, si modificano e si aggiungono altri test per capire quale strada suggeriscono gli utenti, ma rimanendo sempre fedeli alla propria vision. Alla fine, dopo un certo numero di iterazioni e quando si raggiungono risultati soddisfacenti per i test eseguiti, si inizia a sviluppare seriamente il prodotto che, a questo punto, dovrebbe andare sul mercato con una ottima possibilità di piacere all’utente e, quindi, di avere successo.

Apparentemente l’MVP può sembrare una tecnica facile da applicare, ma non è così. Si possono verificare dei falsi negativi, ovvero gli utenti non reagiscono bene ai vostri test e voi decidete di abbandonare l’idea o di cambiare radicalmente il servizio. Potrebbe capitare che l’idea piace, ma avete strutturato male i test, per cui ci vuole una certa esperienza per formulare le prove e capire i risultati ottenuti.

Altre volte, potrebbe capitare di perdere di vista il focus del servizio e seguire quello che gli utenti chiedono, ma che, in realtà, è tutto un altro prodotto.

Inoltre, l’utilizzo di questa tecnica, porta ad un forte overhead di lavoro poichè, ad ogni iterazione bisogna:
1) Pensare il test
2) Raccogliere i dati
3) Elaborare i risultati
4) Sviluppare delle metriche nuove
5) Parlare con gli utenti
6) Ricominciare dal punto 1

L’MVP potrebbe sembrare simile al “release early, release often” del mondo open source, ma si differenzia per il fatto che le funzionalità non vengono scelte dall’utente, ma vengono solo validate dall’’utente ed il prodotto inziale, durante le iterazioni, mantiene costante la sua vision.

Questa tecnica viene utilizzata soprattutto per quesi servizi che richiedono un grosso investimento di tempo e denaro per essere sviluppati oppure quando si vuole immettere nel mercato un nuovo e costoso prodotto. Per servizi più semplici e veloci, bisogna valutare se è il caso di adattarla oppure, magari, solo in parte per valutare qualche aspetto e non tutto il prodotto.

Ad esempio, solo ultimamente, abbiamo usato questa tecnica in Ibrii. Nel pannello di condivisione, abbiamo inserito il bottone per condividere con Posterous, ma, in realtà, non è funzionante e ci serve solo per capire se è una opzione che gli utenti utilizzerebbero.

Adesso abbiamo le basi per poter parlare di Product development e Lean Startup, l’appuntamento è al prossimo post.

Ciao a tutti e buon weekend!

Stefano Passatordi


Minimum Viable Product
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