Sembra che ultimamente in Italia sia esplosa una nuova moda che si chiama
“startup”.
Soprattutto da parte dei giovanissimi italiani sta nascendo e sta crescendo sempre più un importante interesse nei confronti di un mondo, fino a poco tempo fa, quasi del tutto inesistente in Italia.
Sta scoppiando, anche in Italia, la “moda” delle startup. Così, come avviene in alcune zone degli Stati Uniti, anche in Italia, i giovani iniziano a pensare che dopo il liceo o dopo l’università (anche mentre), grazie ad internet, c’è la possibilità di creare qualcosa di nuovo.
La possibilità di creare lavoro piuttosto che cercarlo.
Sicuramente un dato positivo, segno che, anche in questo paese, qualcosa inizia a cambiare.
Meglio tardi che mai! Così, negli ultimi mesi, sono nati nuovi siti online dedicati al mondo delle startup, nuovi blog (vedi questo), nuovi eventi, nuovi gruppi dedicati (soprattutto su Facebook).
Insomma, ad oggi, se un giovane dovesse decidere di intraprendere il percorso della startup, saprebbe da dove iniziare.
In Italia, ormai, c'è un numero discreto di startup, di gente con esperienza, di investitori, di eventi e di punti informativi.
Non ci sono più scuse, oggi, anche in Italia, puoi fondare la tua startup! WOW!!!!
Quello che mi capita spesso di leggere, sui gruppi su Facebook oppure sui vari blog degli addetti ai lavori, sono essenzialmente due correnti di pensiero:
1. In Italia non si può fare niente per mille motivi, mentre in California è tutto più semplice.
2. In Italia è più difficile, ma non è vero che è impossibile fare una startup.
Il mondo è bello perchè è vario, ognuno ha un proprio pensiero e, giustamente, lo condivide con il resto del mondo per confrontarsi. Entrambe le correnti di pensiero vanno rispettate.
Ognuno adduce le proprie motivazioni e riporta le proprie esperienze per sostenere la sua tesi.
Confesso, che, a volte, leggendo alcuni post e/o commenti, in merito al mondo startup in generale, mi viene da sorridere. Effettuando una veloce ricerca sugli autori dei vari post/commenti, viene fuori (
almeno da quello che Google e tutti i sistemi social possono dire) che queste persone non hanno mai neanche provato a fare una startup.
Insomma, un pò come quando vai al bar lunedì mattina e tutti sono esperti allenatori di calcio.
Al contrario, apprezzo tantissimo tutti quegli interventi di persone che esprimono giudizi o fanno paragoni, portando esempi concreti e, soprattutto, di esperienza diretta e non sentita da amici di amici.
A questo punto, per quel poco che può valere, vorrei fare alcune considerazioni su quello che davvero vuol dire fare una startup. Ovviamente, tutte le considerazioni che farò sono legate alla mia personalissima esperienza reale (quindi non sono verità assolute!) e, quando possibile, userò i numeri. La matematica non è una opinione!
Il messaggio che passa spesso è: “Fare startup è bello, stimolante, una figata assurda! Può regalarti emozioni e soddisfazioni uniche.”
Sono il primo a pensare questo sul fare startup e lo sottoscrivo in toto.
Credo , però, che fino ad ora nessuno abbia messo il giusto accento sul fatto che fare startup non è un gioco! E’ difficile, non è per tutti, ti assorbe completamente, ci vuole tempo e pazienza, richiede tantissimi sacrifici.
Come promesso, analizziamo insieme le difficoltà con elmenti concreti e tangibili. Tutte le considerazioni di seguito sono generali e, tranne nei casi in cui eplicitato, valgono, secondo me, sia in Italia che nel resto del mondo.
L’
idea, per quanto possa sembrare strano, è la parte più facile. Se decidi di fare una startup, in teoria, vuol dire che hai già l’idea in cui credi fermamente. Se sia valida o meno è un altro discorso, lo dirà il mercato.
Il primo scoglio da affrontare è la composizione del
team (se pensate di fare tutto da soli è n volte più difficile.) Trovare persone con cui vai d’accordo, che condividono la tua
vision, che sono disposti a fare sacrifici con te e che hanno la stessa fiducia che hai tu nella tua idea...NON E’ FACILE!
Lo sto vivendo sulla mia pelle, sto cercando ragazzi in gamba da far entrare nel team di Ibrii...ma è dura!
Per definizione, una startup non ha soldi e non può dare certezze. Quindi, quello che puoi offrire sono equity, tante speranze ed entusiasmo. In casi fortunatissimi, uno stipendio che rappresenta il minimo sindacale. In queste condizioni, soprattutto in Italia, è difficilissimo trovare persone disposte a seguirti..per ovvi motivi.
Bisogna anche considerare che l’età è un fattore importantissimo, più ti rivolgi a persone adulte e più è difficile che ti seguano. Rispetto ad un 20enne cambiano le prospettive, lo stile di vita, cambia tutto. In California, per quella che è stata la mia breve esperienza, è comuque difficile, ma hai delle possibilità superiori rispetto all’Italia.
Lì di 20enni che hanno voglia di fare startup ce ne sono tantissimi, grazie al fondamentale ruolo che svolgono i college e le università nel creare la mentalità imprenditoriale giusta.
Se sopravvivete alla questione team, arriva il lato
economico. Come vi mantenete?
In merito, devo levarmi qualche sassolino dalla scarpa. Troppo spesso ho letto nelle varie discussioni frasi del tipo: “Che ci vuole, bastano poche migliaia di euro e fai la startup”.
La mia domanda è: “Ma state scherzando?Dove vivete?”
Quando leggo queste cose, mi viene da pensare che:
1. Chi le scrive non ha mai provato a fare una startup e fa un altro lavoro con posto fisso. Quando ha tempo esprime la sua opinione in merito.
2. Chi scrive ha dimenticato gli inizi, oppure, ha avuto un inizio facile perchè i soldi già li aveva.
3. Scrivono per scherzare.
Senza considerare l’opzione “lavoro già e nel weekend o la sera mi dedico alla mia startup”, consideriamo chi, come me, ha deciso di dedicare anima e corpo al proprio progetto.
In questo caso, bisogna considerare che da qualche parte dovrai pur prendere il denaro per sopravvivere.
Per quanto mi riguarda, mi posso ritenere molto fortunato. Per i primi mesi la mia famiglia mi ha sostenuto e subito dopo è subentrato l’investitore. Non tutti sono così fortunati però.
Non considerando il caso in cui si vive a casa con la famiglia, la mia domanda è: “Dove si prendono i soldi per portare avanti il progetto e poter sopravvivere? (attenzione, ho usato il termine sopravvivere...)”
Quando lanciate una startup, il tempo minimo che dovete considerare affinchè qualcosa di buono possa accadere sono 8/12 mesi, anche questo caso fortunato. Se non siete soli, ma siete un team, il problema è amplificato. Allora, è ancora vero che bastano poche migliaia di euro?!
Secondo me, la frase corretta è:
“
Grazie ad internet e alle nuove tecnologie, se vuoi lanciare una startup WEB, serve un investimento molto inferiore rispetto alle aziende classiche. SE hai qualche migliaia di euro da investire, puoi PROVARE a metter su la tua starup”.
La questione economica è la prima causa per cui tanti validi progetti non partono o falliscono dopo poco.
Per questo motivo, in California esistono incubatori che non danno solo spazio e contatti, ma anche denaro per far sopravvivere il team.
Evidentemente,
Paul Graham, non ha pensato “Tanto ci vogliono poche migliaia di dollari, che ci vuole!?” ma ha pensato “Sono poche migliaia di dollari, però servono!”.
Anche da questo punto di vista, in Italia è più difficile. Molto probabilmente sbaglio, ma non conosco incubatori italiani che ti finanziano “poche migliaia di euro” solo per sviluppare la tua idea e poi...come va va. Conosco incubatori che ti offrono spazi a costi ridotti e contatti. Meglio di niente direi! In California esistono realtà come Ycombinator, TechStars, fbFund e altri ancora.
Se risolvete anche la questione economica, siete a buon punto. Secondo me, avete superato le difficoltà maggiori. Ma non rilassatevi troppo, dovete ancora fare i conti con il prodotto, il mercato, altri investitori e gestione della società.
Queste parti le evito, ci vorrebbe troppo tempo e spazio per parlarne seriamente.
Arrivati a questo punto, siete ancora convinti di voler fare una startup?
Se ancora ci credete, continuate a leggere...
Adesso vorrei sfatare un mito: la
California.
Premesso che, secondo me, è vero che è più facile fare una startup in California rispetto all’Italia, è vero anche che non è proprio un gioco da ragazzi.
Sul fatto che sia più facile fare una startup in California rispetto all’Italia, credo che sia un dato oggettivo dovuto ad aspetti socio-culturali differenti. Per farvi capire di cosa parlo, vi faccio un piccolo esempio. In
questo post e poi anche
qui, un finanziamento di oltre
$1M di dollari viene ritenuto un seed. In Italia, il seed, arriva fino a max
250k euro (ma proprio esagerando!).
Non voglio neanche provare a mettere a paragone la quantità di equity che chiedono in Italia rispetto alla California...
Questo dato deve servire per farvi capire che sono due mondi completamente diversi, con scale così diverse da renderli non paragonabili.
Veniamo adesso ad un aspetto importantissimo. Si parla sempre e solo dei casi di successo, vedi Facebook, Twitter e ancor prima Google. Perchè non si parla mai dei casi di
fallimento? Perchè non si dice che anche in California, per ogni startup che ha successo ce ne sono altre n che muoiono? Questo cosa vuol dire?!..che anche in California non è facile!
Non è detto che basti andare lì per avere successo, non è detto che basta un post su Techcrunch per diventare la startup del momento.
In merito a questo aspetto, vorrei analizzare con voi i dati presi da
qui.
Su un totale di 476 startup
incubate, abbiamo:
- 20 con exit, di cui il 99% appartenenti a Ycombinator
- 27 sono fallite
- Le restanti 429 sopravvivono grazie a “piccoli” seed o investimenti di varia grandezza.
In ogni caso, quante startup di queste sono davvero conosciute???!!!
Quello che viene fuori da questo spaccato californiano, che esclude i grossi VCs, è che, mediamente, in California il
4% delle startup arriva ad una exit, poco più del 5% muore, il restante 90% sopravvive (sarebbe interessante sapere quanto tempo passa in media prima di fallire o avere una exit).
E’ importantissimo sottolineare che parliamo di startup che hanno ottenuto un finanziamento.Se dovessimo considerare tutte le startup in assoluto che nascono in California, credo che la % di quelle che falliscono sia molto ma molto superiore.
Per concludere, fare una startup è una sfida che, se vinta, credo che possa regalare emozioni e soddisfazioni senza pari, ma il percorso è molto difficile, in salita. Che tu sia in Italia o in California, varia solo la pendenza, da nessuna parte nel mondo fare impresa è una passeggiata e, soprattutto, non c’è posto sulla terra dove tu possa partire senza avere anche poche migliaia di euro da investire.
Grazie,
Stefano Passatordi