mercoledì 27 aprile 2011

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Una storia di successo tutta italiana: Nerio Alessandri, fondatore di Technogym

Grazie a Zeno Tomiolo, che ha fatto da gancio, oggi vi propongo l'intervista a Nerio Alessandri, fondatore e Presidente di Technogym.

1) Salve Nerio, anche se in Italia lei è già conosciuto ed affermato come imprenditore di successo, vuole presentarsi e dirci chi è ?

Sono un designer appassionato di wellness e di innovazione. Nel 1983, a 22 anni, ho fondato Technogym; oggi Technogym è leader mondiale nel settore del wellness ed impiega circa 2000 collaboratori, nelle sue 13 filiali in Europa, Stati Uniti, Asia, Medio Oriente, Australia e Sud America. I nostri prodotti sono presenti in circa 100 paesi e stimiamo che 20 milioni di persone tutti i giorni li utilizzino in 50.000 installazioni presso palestre, hotels, aziende e case private.

2) Potrebbe raccontarci qualcosa in più circa il suo inizio quando, per la prima volta, lei si è affacciato al mondo startup/imprenditoriale?

A 22 anni mi occupavo di industrial designer in un’azienda della mia città a Cesena ma avevo un sogno, quello di diventare imprenditore. Come molti ragazzi amavo lo sport e l’attività fisica. L’intuizione di Technogym nasce dalla combinazione fra la passione per lo sport e le mie competenze di designer. Tutto è iniziato come hobby durante i fine settimana per poi trasformarsi in un impegno a tempo pieno; ma devo dire che ancora oggi lo vivo come un hobby e forse questa è la chiave dell’entusiasmo che riesco a vivere ogni giorno per quello che faccio.

3) Può raccontarci, brevemente, la storia di Technogym? Da startup a colosso mondiale.


All’inizio degli anni 80, nella provincia italiana, la tecnologia in palestra difficilmente andava oltre rudimentali manubri, panche e bilancieri. Frequentando una palestra a Cesena, la mia città, ho intuito che in questo mercato c’era spazio per innovare: il primo attrezzo che ho disegnato e costruito nel mio garage, dotato di una innovativa tecnologia ergonomica e servo assistita ha subito riscosso un grande successo in palestra. Ben presto altre palestre della zona mi hanno contattato e il mio iniziale hobby si è trasformato in un lavoro a tempo pieno. Ho coinvolto dapprima gli amici: un vicino di casa esperto nell’elaborazione delle moto mi ha aiutato sugli aspetti produttivi, mia cugina, giovanissima impiegata mi ha aiutato sugli aspetti amministrativi, un amico reduce da un’esperienza negli Stati Uniti mi ha aiutato sugli aspetti commerciali. L’innovazione ha sempre rappresentato il motore della nostra crescita: negli anni ’80 quando tutti parlavano di body building, noi parlavamo di fitness ed abbiamo aggiunto ai pesi sicurezza, ergonomia e design, negli anni ’90 quando tutti parlavano di fitness, Technogym ha lanciato il wellness, un vero e proprio stile di vita fatto di regolare attività fisica, sana alimentazione ed approccio mentale positivo. Se Fitness significava “look good”, wellness significa “feel good”. Il Wellness ha rappresentato una vera e propria rivoluzione che ci ha permesso di andare oltre la nicchia di sportivi attratti dal fitness ed offrire una opportunità sociale a tutti. Il nostro motto oggi è “star bene conviene”; e conviene a tutti, alle istituzioni per abbassare i costi della salute pubblica, alle aziende per investire in persone più motivate e più creative e ai cittadini per vivere meglio.

4) Quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato lungo il suo percorso da giovane founder ad imprenditore di successo?

Ritengo che la sfida più difficile per un imprenditore sia costruire la squadra giusta con le persone giuste al posto giusto. Per questo in Technogym da sempre investiamo in cultura aziendale: un sistema di valori condivisi, a tutti i livelli dell’organizzazione, che permetta alle persone di sentirsi parte di un progetto e di crescere nell’ambito del team. Oggi le nostre persone, le loro competenze, la loro creatività e la loro passione rappresentano senza dubbio il patrimonio più importante per Technogym.

5) Quali gli errori più importanti che ha commesso e che potrebbe commettere un giovane startupper?

Nella vita ho commesso parecchi errori perché ho fatto tantissime cose. Penso che lo startupper, come tutti coloro che fanno, siano fisiologicamente soggetti a commettere errori. Chi fa tanto, ha più probabilità di sbagliare, ma anche più probabilità di fare la cosa giusta o trovare l’idea che mancava. Penso che l’importante sia lavorare sui propri errori e considerarli delle opportunità per imparare e ripartire.

6) Crede che rispetto a qualche anno fa, quando ha iniziato, qualcosa sia cambiato in Italia? Chi inizia oggi, è più o meno fortunato rispetto a prima?

Ogni momento storico è caratterizzato da difficoltà ed opportunità. Di sicuro nei primi anni 80 quando ho avviato l’avventura di Technogym il mercato dei beni strumentali offriva un potenziale di sviluppo maggiore rispetto ad oggi. Ma allo stesso tempo, oggi internet e l’economia digitale offrono molte opportunità che all’epoca non esistevano. L’importante è credere nei propri sogni e perseguirli con passione e costanza.

7) Se lei ne avesse il potere, cosa cambierebbe in Italia per agevolare e stimolare i giovani imprenditori?

E’ necessario prima di tutto investire in formazione ed in ricerca per offrire ai nostri giovani le stesse possibilità culturali e di sviluppo personale dei loro coetanei e “concorrenti” che studiano negli altri paesi. Poi ritengo necessario che il sistema bancario sia più vicino al mondo dell’impresa ed al mondo delle idee di modo da agevolare e finanziare i progetti più interessanti e meritevoli che poi diventano patrimonio di tutto il nostro tessuto economico.

8) Quali sono i consigli che si sente di dare ai giovani che oggi decidono di fondare una startup?

Umilità, sapere ascoltare, essere curiosi e saper mettersi in discussione senza crogiolarsi nelle proprie certezze. Approccio positivo: vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, concentrarsi nella ricerca delle opportunità e non nell’analisi delle difficoltà.


Ringrazio il fondatore di Technogym, Nerio Alessandri, sia per aver risposto alle mie domande..ma, soprattutto, perchè è anche grazie al suo genio imprenditoriale se oggi noi tutti possiamo andare nelle palestre ad allenarci!



Grazie,
Stefano Passatordi
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lunedì 18 aprile 2011

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[OT] Ibrii si evolve, nasce: Searcheeze


Erano mesi che volevo scrivere questo post ☺

Finalmente, dopo mesi di lavoro, di attese, di incertezze, di contrattazioni e di svariati ed innumerevoli imprevisti e problemi, posso ufficialmente annunciare che Ibrii si evolve e diventa Searcheeze! (si legge searchisi)

Andiamo per gradi e ripartiamo da quasi un anno fa, Maggio 2010. A metà maggio del 2010, pubblichiamo la nuova versione di Ibrii che, nonostante i vari bug e alcuni limiti di usabilità, supera i 200.000 utenti unici al mese! Bel risultato direi, considerando che sono provenienti per il 70% dagli USA e che il prodotto è ancora in sviluppo. Poi arriva il viaggio in California, incontri importanti con Angels e bloggers influenti.
Il nuovo Ibrii piace e riceviamo una proposta concreta da alcuni Angels di Menlo Park, ci vogliono incubare nella loro struttura e conoscerci prima di investire. A questo punto sembrava fatta, ma la vita è bastarda..si sa, all’improvviso ci cadono in testa tegole enormi e siamo costretti, per forza di cose, a dover tornare in Italia e affrontare la realtà.

Per vari motivi non posso dirvi che tipo di problemi abbiamo avuto, ma ci hanno paralizzati per 6 mesi! Diciamo solo che spesso, nella vita, le cose accadono e basta.

Sei mesi di stop totale per una startup web equivalgono ad oltre un anno, in questo settore dove tutto viaggia alla velocità della luce. Perso il treno con gli investitori americani, iniziamo a perdere gli utenti, i quali, non vedendo alcun cambiamento e nessun supporto, hanno (giustamente) lasciato il nostro servizio. Scendiamo a 130.000 unici al mese.

Tutto sembrava stesse per finire, ma è proprio in questi momenti che i founder devono dare il meglio e devono restare aggrappati con i denti e con le unghie ai loro sogni e alle loro speranze.

In questi mesi in tanti mi avete chiesto di Ibrii, come mai era fermo lo sviluppo, come mai non si vedevano cambiamenti. Ogni volta per me era una coltellata al cuore, non potevo e non volevo far sapere a nessuno che la nostra creatura era in difficoltà. Forse, adesso, qualcuno capirà perché sono stato schivo e vago quando mi chiedevano di Ibrii. Non per maleducazione o altro, semplicemente mi faceva male dover ammettere a me stesso che proprio sul più bello, quando tutto andava bene, la sorte ha voluto che dovessimo arrestare la nostra corsa. C'est la vie!

A distanza di qualche mese, posso orgogliosamente affermare che Ibrii non è morto, anzi è cresciuto tantissimo, al punto tale da prendere un altro importante finanziamento e di ripartire con una sua evoluzione che si chiama Searcheeze.

Come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. Nei mesi di stop forzato, abbiamo deciso di riflettere a fondo sul nostro percorso per capire se stavamo percorrendo la strada giusta. Ci siamo cosparsi il capo di cenere e abbiamo chiesto ai nostri utenti e agli investitori italiani ed USA, come potevamo migliorare il nostro servizio e quale doveva essere, secondo loro, il nostro focus.

Dopo mesi di studio e analisi dei feedback, abbiamo deciso di sfruttare la tecnologia di Ibrii per qualcosa di più concreto ed importante: la ricerca collaborativa.


Searcheeze: search collaboration made easy!


Per questo abbiamo deciso il cambio del nome. E' un servizio che si basa molto sulla tecnologia di Ibrii, ma nella pratica è un qualcosa di completamente diverso. Inoltre, il nome Ibrii non è mai piaciuto troppo agli americani ☺

Grazie a Searcheeze è possibile collezionare ogni tipo di contenuto web dai risultati delle ricerche. E’ possibile farlo singolarmente o in gruppo, in maniera collaborativa. Ovviamente, l’intero lavoro potrà essere anche pubblicato sul proprio blog o sui vari account social.

Per la prima volta, grazie a Searcheeze, sarà possibile effettuare ricerche di gruppo!

Il tutto mantenendo la semplicità di utilizzo che ha sempre contraddistinto Ibrii.

Searcheeze serve a chiunque abbia l’esigenza di collezionare contenuti dal web per scopi personali e non. Per tutti i gruppi di persone che hanno bisogno di raccogliere insieme delle informazioni dal web, ad esempio: studenti, professori, giornalisti, blogger o semplicemente una famiglia che raccoglie informazioni sul luogo della prossima vacanza o un gruppo di amici che collezionano idee regalo per un amico o un gruppo di amiche che colleziona dal web i prossimi vestiti da comprare per l’estate.

Insomma, alzi la mano chi non ha mai avuto bisogno di collezionare delle informazioni dal web!
Da oggi, grazie a Searcheeze, potrete farlo anche in gruppo!

Searcheeze sarà gratis per tutti, ma per funzionalità avanzate e per il mondo business sarà a pagamento.

Per adesso, mi fermo qui.

In un prossimo post ulteriori dettagli circa il nuovo team di Searcheeze e le altre novità!

Vi lascio con una riflessione: se avessi mollato nei momenti difficili, adesso non sarei qui a scrivervi. Non lasciate che niente e nessuna possa portarvi via i sogni.


Registratevi qui: searcheeze.com
Seguiteci su: Twitter e Facebook. (i profili sono ancora scarni, scusate ma stiamo lavorando come matti!)


A presto,

Stefano Passatordi
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giovedì 14 aprile 2011

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Scegliere un investitore

La maggior parte delle startup non ha i fondi necessari per portare a termine il proprio percorso fino ad una exit. Per questo motivo, fin dai primi mesi, i founder si mettono alla ricerca di capitali.

Spesso provengono da famiglia o amici, meno spesso da Angels e piccoli fondi, raramente da grossi investitori.
In genere, famiglia ed amici prestano solo del denaro, sperando che un giorno potranno riaverlo, magari con qualche piacevole sorpresa.

Angels e VCs, invece, oltre ai soldi, possono mettere sulla bilancia anche tanto altro: esperienza, contatti e consigli.

Premesso che, secondo me, non esiste l’investitore ideale, vediamo quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un Angel/VC per apportare il massimo valore all’interno di una startup.

L’investitore ideale:

- investe in voi e nella vostra startup!
- è o è stato un imprenditore di successo
- è un esperto del vostro settore
- è pieno di contatti e referenze utilissime per voi e per la vostra startup
- investe tramite convertible note con condizioni ragionevoli
- fa passare al massimo 1 mese dal primo incontro al bonifico
- è voglioso di trasmettervi la sua esperienza e la sua energia
- è sempre presente quando ne avete bisogno
- non è invadente perchè ha capito che il micro management è una pratica da lasciare al CEO
- capisce i vostri difetti ed i vostri pregi e cerca sempre di trarre il meglio da voi
- vi supporta sempre e comunque
- vi introduce potenziali investitori e partner
- è un pò come un faro nei momenti bui e difficili
- diventa un vostro amico
- riesce a farvi capire dove state sbagliando e a rimettervi sul giusto binario
- critica in maniera costruttiva
- continua a finanziarvi finchè ci sono i presupposti per andare avanti

In breve, immagino l’investitore ideale come: "Un amico, un consigliere, che si fida di me e mi aiuta a realizzare un sogno. Sempre rispettoso e sempre presente, senza mai essere invadente."

Per tanti motivi, è difficile, forse impossibile, incontrare l’investitore ideale.

E’ possibile, però, scegliere quello che più si avvicina al caso ideale, in base alle proprie esigenze da startup.

Non valutare mai un investitore solo per la quantità di denaro che investe!


Bisogna sempre valutare anche la sua esperienza, i suoi contatti e il rapporto personale che si instaura. Meglio un investitore che vi da 100 ma vi riempie di giusti consigli e vi apre tutte le porte, piuttosto che uno che investe 1000 e poi è inutile.

Ad esempio, conosco dPixel dal 2009 e con loro ho chiuso 2 finanziamenti. Non sono stati l’investitore perfetto, come noi non siamo stati la startup perfetta, ma hanno sempre fatto del loro meglio per aiutarmi in tutto e per tutto. Abbiamo creato un rapporto di rispetto e di fiducia che, nel tempo, ha portato e sta portando i suoi frutti.

Quando, nel 2009, io ed il mio socio, abbiamo dovuto affrontare la scelta se firmare o meno con dPixel, non abbiamo solo valutato il fattore economico. Abbiamo studiato chi fossero i fondatori, cercando di scroprire le loro esperienze e quanto fossero importanti ed influenti.

Insomma, non è sempre e solo una questione di denaro, il valore aggiunto che deve portare un investitore si deve misurare anche in esperienza, contatti e consigli.

Buona scelta a tutti!

Stefano Passatordi
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