venerdì 12 novembre 2010

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L'esperienza di un imprenditore italiano che ha avuto successo: Marco Magnocavallo

Ultimamente si è sviluppata una accesa discussione sulla questione Silicon Valley vs Italia.
C'è chi è convinto che andare in SV sia un passo obbligatorio per una startup, l'unica vera possibilità di raggiungere il successo e la gloria. Altri, invece, sostengono che non è assolutamente un passo obbligatorio spostarsi dall'Italia per andare nella Valley...anzi.

Si discutono sempre i casi di successo in Silicon Valley e quelli mancati in Italia. Credo che, per crescere e prendere la direzione giusta, non si drovrebbe parlare senza conoscere realmente le situazioni. Prima di affermare che in Italia non esistono casi di successo...bisognerebbe informarsi.

In Italia non ci sono così tanti esempi di successo come nella Valley, questo è inutile negarlo, ma non è neanche corretto affermare che in Italia non ci sia proprio niente...

Per questo motivo, ho deciso che, a cominciare da oggi, cercherò di contattare ed intervistare gli imprenditori web italiani che hanno avuto successo, per dar voce alle loro storie e per imparare dalle loro esperienze.

Una qualità che non deve mancare ad un aspirante imprenditore di successo è l'umiltà di imparare da chi già ha seguito lo stesso percorso..molto prima di noi!


Oggi vi presento l'intervista a Marco Magnocavallo, CEO di Blogo.it (12 milioni di utenti unici mensili in quattro paesi...non male per essere italiana!).

1) Ciao Marco, anche se in Italia sei già conosciuto ed affermato come imprenditore web di successo, vuoi presentarti e dirci chi sei e cosa fai?

Amo il web e mi diverto a ideare e lanciare prodotti.

Ho iniziato nel 1996 fondando una web agency (Communicate!) nella quale ho fatto un po’ di tutto: programmatore prima, project manager dopo e negli ultimi due anni, con una struttura di 25 persone e clienti di medio-grosso calibro – Poste Italiane, McKinsey, Lycos, Daimler-Chrysler - il CEO.
Ho venduto Communicate! a una società in pre-IPO, poi ho fondato un sito di e-commerce (litebox) per cui ho firmato la cessione a Jumpy/Fininvest. In seguito ho fatto partire un servizio di customer care online via chat (LiveSupport) di cui ho ceduto due anni dopo le quote a investitori privati, poi ho fatto insieme ad altri soci un management buyout di un ISP con 13 sedi in italia e 10.000 PMI clienti. Dopo aver ristrutturaro e riportato in utile la società ho ceduto le mie quote a soci privati.

In ultimo ho fondato Blogo, il network di blog verticali che raggiunge ormai 12 milioni di utenti unici mensili in quattro paesi e di cui sono il CEO. Nel 2007 abbiamo ceduto una prima quota di Blogo a Dada e nel 2008 una seconda tranche.

Nel tempo libero sto lavorando a un paio di progetti laterali: tipsandtrip.com – un taccuino di appunti di viaggio per iPhone – e dreamr.com – sapete che a marzo 2010 iPad è stata la cosa più sognata nel mondo?

Ho due bambini fighissimi, una fidanzata stupenda, una ex moglie e due gatti. Amo lo snowboard, la vela e giocare a Super Mario con i miei bimbi.

2) Potresti raccontarci qualcosa in più circa il tuo inizio, quando, per la prima volta, ti sei affacciato al mondo startup?

Nel 1994, avevo 21 anni e tanta passione per le auto d’epoca, le Mini Cooper in particolare.
Ho pensato con un amico che potesse essere interessante far qualcosa in quel settore. Abbiamo fondato Mini Mania: un negozio di accessori, preparazioni e restauro per Mini Cooper.

Dopo un paio di anni fatturavamo qualche centinaio di milioni di lire, avevamo clienti in 10 paesi del mondo e un gruppo di amici stupendo ma nel frattempo il mio interesse si era spostato sul web. Così abbiamo chiuso Mini Mania e sono partito con la seconda startup.

3) Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato lungo il tuo percorso da giovane founder ad imprenditore di successo?

La maggiore difficoltà è capire che si può sbagliare e che questo non è un problema. Far fallire un progetto è un’esperienza interessante e che accresce.

4) Quali gli errori più importanti che hai commesso e che potrebbe commettere un giovane startupper?

Ostinarsi con la propria idea di prodotto senza dare ascolto alle persone, fregarsene della critica costruttiva perché tanto “quel business lo conosco meglio io”.

5) Credi che rispetto a qualche anno fa, quando hai iniziato, qualcosa sia cambiato in Italia? Chi inizia oggi, è più o meno fortunato rispetto a prima?

Molto più fortunato di prima.

Facilità di accesso alle informazioni, tecnologie a basso costo (cloud computing e framework), ampie possibilità di networking online, telelavoro, forze lavoro nei paesi dell’est e in india. Un ecosistema particolarmente favorevole per la nascita di una startup.

6) Se tu ne avessi il potere, cosa cambieresti in Italia per agevolare e stimolare i giovani imprenditori?

Metterei un limite alle chiacchiere da bar in cui tanti giovani si perdono. E’ un problema sociale in italia: tanti che parlano e pochi che combinano qualcosa. Come seconda cosa obbligherei i giovani a lasciare casa entro i 20 anni, il modo giusto per non vivere sulle spalle dei genitori fino a 35 e per darsi da fare subito.

7) Quale è il tuo punto di vista circa la Banca Nazionale dell’Innovazione, proposta da Gianluca Dettori?

Tante belle idee, difficilmente realizzabili, la BNI non è la prima e non sarà l’ultima. Mancano gli imprenditori, mancano le vie di uscita e mancano di conseguenza i fondi di ventura.

8) Quali sono i consigli che ti senti di dare ai giovani che oggi decidono di fondare una startup?

Partite con qualcosa di semplice e buttatelo fuori sul mercato. Se non ci sono bug vuol dire che avete lanciato troppo tardi. Poi raccogliete i primi feedback degli utenti e continuate a iterare sul prodotto. E’ un ciclo continuo che permette di affinare la propria idea che al primo colpo difficilmente va a segno.

9) Quale è la tua posizione rispetto alla questione Silicon Valley, credi che oggi sia un passo dovuto quello di provare ad aprire la propria startup lì?


Assolutamente no. Si può partire ovunque e per arrivare a capire se il prodotto può avere un senso non serve andare in SV. Bastano qualche migliaio di euro e tanta voglia e passione. Poi, più avanti, può servire ma cerchiamo di non farci prendere troppo dal mito Silicon Valley.

10) Secondo te, quali sono le tre principali caratteristiche che deve avere un giovane che decide di fondare una startup in Italia?

Curiosità, tenacia e tanta voglia di sbattere la testa contro i muri.

11) Se oggi tu decidessi di fondare una startup, in che ambito punteresti?

Web e mobile apps perché con pochi euro si può partire. In alternativa se non parliamo di web mi piacerebbe lavorare su linee di oggetti personalizzati: oggetti cui la gente si appassiona e che diventano di culto (una borsa, una bici, un tavolo).



Grazie a Marco Magnocavallo!


Stefano Passatordi