venerdì 30 aprile 2010

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Product development model


Il primo prototipo della vostra idea è stato un successo, funziona ed è la prova concreta che la startup può iniziare il processo che la porterà a diventare una realtà importante.
Avete raggiunto un primo ed importante risultato che conferisce nuova energia a tutto il team, adesso, però, inizia la parte più difficile..

Da questo momento in poi, l’unico obiettivo di tutto il team deve essere uno solo : il prodotto.

Non ci devono essere altre distrazioni o progetti, se non portare a termine una implementazione funzionante della vostra idea. In questo caso, bisogna parlare di minimum viable product (MVP), ovvero un prodotto con le funzionalità core, minimali, da mettere subito in produzione per raccogliere tanto feedback.

Iniziando da questo post, vi spiegherò quale è la teoria più recente in merito alla fase di sviluppo del prodotto. Inizialmente vi spiegherò il modello basato solo sul prodotto, detto, appunto, Product development model (PDM), a cui, negli ultimi anni, è stato contrapposto il modello Customer Development.

Il PDM è utilizzato sin dagli anni ’50 in tutti gli ambiti industriali ed è una ottima soluzione se si sta sviluppando un prodotto per un mercato già noto e ben definito, ma non è consigliabile per un mercato nuovo e non conosciuto. Purtroppo, solo negli ultimi anni, gli imprenditori hanno capito che il PDM è stato la causa del fallimento di numerose startup. Se ci pensate, infatti, una startup è caratterizzata dall’essere innovativa (almeno si spera), di conseguenza punta ad un mercato nuovo, spesso del tutto vergine, quindi è una realtà non adatta al PDM.

Per capire perchè il PDM è un modello sbagliato per una startup, bisogna analizzare la logica che lo domina. Di seguito lo schema del PDM:


Il PDM è composto da quattro fasi che, partendo dal concept, portano al prodotto finale pronto per essere commercializzato/lanciato al pubblico.
Analizziamo adesso le fasi che lo compongono.

1. Concept

La prima fase ha l’obiettivo di individuare l’anima del vostro progetto, il concetto fondamentale su cui si basa tutto il resto. Tipicamente in questa fase viene definita la vision della vostra startup, ovvero cosa volete diventare nel giro di pochi anni, come vedete la vostra azienda nel futuro. Altro argomento affrontato è il mercato, ovvero a chi vi rivolgete, chi saranno e che caratteristiche avranno i vostri potenziali utenti. Ovviamente questa analisi è legata ad uno studio di mercato mirato che porta, anche, ad una valutazione di eventuali competitor e di come sia possibile offrire del valore aggiunto rispetto alle offerte già presenti. Il passo successivo è individuare i canali di promozione e distribuzione del prodotto, oltre che alla questione prezzo, in caso di servizi/prodotti a pagamento.
A questo punto vengono definite delle milestone da rispettare durante lo sviluppo e quali sono i costi ad esse associati. In definitiva, se ci pensate bene, in questa fase viene sviluppata la prima bozza del famoso business plan!

2. Product development

In questa seconda fase inizia il lavoro di implementazione, chi di competenza inizia a progettare il prodotto e coordina le unità di sviluppo. A questo punto si rivalutano le milestone, per capire se possono essere realistiche e, quindi, anche il piano dei costi di sviluppo.
Intanto, l’ unità di Marketing continua e migliora lo studio del mercato e pianifica un piano di vendita, ove presente.

3. Alpha/Beta Test

Quando è pronta una prima versione funzionante del prodotto/servizio viene fatta testare da un numero ristretto di utenti per risolvere eventuali bug e per capire cosa e come migliorare. L’ufficio di Marketing sviluppa un piano di comunicazione ed inizia a contattare le agenzie di promozione (PR). Vengono ricontrollati e testati i canali di diffusione del prodotto, mentre l’ufficio vendite inizia a raccogliere le prime commesse.

4. Product Launch

Nell’ultima fase, il prodotto è pronto per essere commercializzato e reso noto al resto del mondo. In questa fase, il reparto sviluppo si prende una piccola vacanza, mentre gli uffici di Marketing e Sales raggiungono il massimo carico di lavoro.

Questo è, molto brevemente, il modello basato sul prodotto che è sicuramente il più conosciuto in tutti gli ambiti industriali e tecnologici, ma è anche quello più pericoloso quando si vuole entrare in un mercato ancora non esplorato.

Sicuramente, per molti di voi, questo processo sarà già ben noto, ma a questo punto la domanda è: “Quanti di voi hanno fallito seguendo, sin dall’inizio, il modello basato sul prodotto?”

Nel prossimo post analizzeremo i motivi per cui questo modello non è valido per delle startup, in particolare per quelle web.

Prima, però, vi anticipo un punto di riflessione molto importante: nel modello di sviluppo basato sul prodotto, non vengono mai prese in considerazione le esigenze degli utenti..

Buon weekend a tutti!

Stefano Passatordi
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sabato 24 aprile 2010

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[OT] Ibrii su "Il Mondo"














Permettetemi questo post out of topic per rendervi noto che nell'ultimo numero de "Il Mondo", a pagina 78, la giornalista Elvira Pollina ha scritto un pezzo su Ibrii.

Grazie a tutti!

Stefano Passatordi
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venerdì 23 aprile 2010

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Proof of concept: il primo prototipo


Adesso che avete l’idea del secolo, avete formato il team, avete trovato un nome perfetto per la vostra startup, è arrivato il momento della verità, si inizia a fare sul serio, il vostro progetto sta per compiere i primi passi: il prototipo.

Siamo arrivati al punto in cui bisogna concretizzare e dare una forma all’idea iniziale, per capire se è davvero fattibile e quali potrebbero essere i problemi tecnici da affrontare.

Questo è un passo che assume una importanza diversa in base alla tipologia del progetto. Per le idee fortemente legate a tecnologie avanzate, lo sviluppo del primo prototipo è essenziale. In questa fase, è di fondamentale importanza la figura del tecnico/sviluppatore/nerd del team, meglio se più di uno.

Nel post dedicato al Team, vi avevo accennato che, nel gruppo, ci deve essere almeno uno sviluppatore ed ecco svelato il motivo, chi svilupperebbe il prototipo altrimenti?

Sulla questione “sviluppatore all’interno del team” oppure “elemento esterno che lavora a progetto”, ci sono due scuole di pensiero ben distinte:

- Il team non ha bisogno di tecnici, lo sviluppo si effettua in outsourcing

- Senza lo sviluppatore non si può iniziare

Due punti di vista ovviamente constrastanti che hanno come principale fattore discriminante l’aspetto economico. Personalmente, ritengo che dare in outsourcing lo sviluppo tecnico della vostra startup non sia un buon inizio. Vorrebbe dire, non solo bruciare tanti soldi già da subito (prima ancora di capire se l’idea è realmente fattibile o meno) ma, soprattutto, affidare il cuore del vostro progetto a persone che non lavorano spinti dalla passione ma dal denaro. Credetemi che questo “dettaglio” fa la differerenza, soprattutto all’inizio, quando, lo sviluppo, molto spesso, supera le 12 ore giornaliere. Per questo, secondo me, serve credere in quello che si sta facendo e ci vuole molta passione, tutte qualità che non si possono comprare in outsourcing!

Quindi, il mio consiglio è di avere almeno un tecnico nel team e di non dare in outsourcing lo sviluppo del core della vostra idea.
In futuro, quando avrete soldi da investire, potrete sicuramente pensare di esternalizzare lo sviluppo di parti del vostro sistema.

Per Ibrii, io ed il mio socio, abbiamo avuto la fortuna di essere due sviluppatori .Net discreti e, quindi, abbiamo sviluppato tutto da soli, dalla prima all’ultima riga di codice.
Ricordo quando, per la prima volta, abbiamo fatto funzionare il primissimo prototipo di Ibrii, credetemi, è stata una emozione indescrivibile! Dopo mesi di brainstorming, di incertezze, di ricerche, di confronti, finalmente vedevamo la nostra creatura vivere e prendere forma. All’inizio, era solo un rettangolo colorato di rosa, con dentro del testo, che poteva essere draggato nello schermo..non era niente di speciale, ma per noi, in quel momento, rappresentava tutto, ha acceso una scintilla che, ancora oggi, è uno stimolo quotidiano.

Se dopo mesi di incontri, di dubbi, di discussioni, iniziate a chiedervi se avete fatto la scelta giusta, entrando nel fantastico mondo delle startup, vi assicuro che vedere funzionare il prototipo della vostra idea vi servirà tantissimo per recuperare energie ed entusiasmo. E’ la conferma che la vostra idea è fattibile e potrebbe presto diventare realtà. E’ il così detto proof of concept che tutti i membri del team aspettano di vedere dal primo giorno.

I tempi di sviluppo possono variare di molto, da caso a caso, ma esistono comunque dei consigli generali che, in base alla mia esperienza, posso darvi per risparmiare tempo e denaro:

- Usate tecnologie opensource per non dover pagare le licenze. (Nei post successivi vedremo quanto sia importante mantenere il burn rate mensile al minimo, ovvero quanti soldi “bruciate” al mese)

- Discutete molto all’interno del team, durante lo sviluppo, lavorando molto su lavagna. Aiuta a focalizzare meglio i problemi e a trovare soluzioni più velocemente.

- In questa fase, come detto anche nel post precedente, concentratevi solo sulle funzionalità core del vostro sistema. Il resto si aggiungerà in seguito. Parleremo nei prossimi post di minimum viable product.

- Usate la tecnica di “attacco costruttivo” introdotta nel post precedente

- Riportate tutte le idee, dubbi ed eventuali schemi di sviluppo sulla lavagna o su carta, rileggete la lista a voce alta prima di inziare a lavorare. Provate e capirete quanto vi sarà utile.

Per lo sviluppo di Ibrii, noi abbiamo usato .Net + SQLServer per il server e per il client Javascript (jQuery). Quindi, sul server, la tecnologia non è affatto opensosurce, ma, all’inizio, abbiamo avuto la fortuna di avere delle licenze gratuite, in quanto eravamo ancora studenti universitari, grazie al progetto DreamSpark. Invece, adesso, che non siamo più studenti, continuiamo ad avere le licenze gratuite grazie al progetto BizSpark.

Ad ogni modo, che la tecnologia sia opensource o proprietaria l’importante è averla gratis!

Cercate di sviluppare il prototipo nel minor tempo possibile, così da poter passare subito allo sviluppo del vero prodotto. Durante questo tempo di sviluppo, inziate a raccogliere feedback, anche solo tra i vostri amici e non abbiate paura di raccontare la vostra idea! (parleremo di questo timore diffuso in uno dei post successivi)

Nei prossimi post analizzeremo una tecnica usata nella Silicon Valley che riguarda proprio lo sviluppo del prodotto in relazione al feedback, alle esigenze/richieste degli utenti e al business model.

Prima di concludere questo post e di augurarvi un ottimo lavoro, per lo sviluppo del prototipo, ancora due consigli fondamentali che non sono legati direttamente a questa fase, ma è bene che vi entrino in testa sin dall’inizio:

- Ricordate che “Less is more”, fate una sola cosa ma fatela bene!Non riempite l’utente di funzionalità che lo distraggono e lo confondono, questo è un consiglio soprattutto per gli sviluppatori..

- Fate, sin dall’inizio, molta attenzione all’ interaction design del vostro servizio. Dovete sempre puntare alla semplicità di utilizzo da parte dell’utente, la vostra interfaccia deve essere semplice ed intuitiva. Oltre che super accattivante!


Buon weekend a tutti!

Stefano Passatordi
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venerdì 16 aprile 2010

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Prima di iniziare, trovate la vostrà identità: l’Idea ed il nome


Nel post precedente, abbiamo seguito le fasi della selezione e formazione del team fondatore, adesso non rimane che iniziare a lavorare!

Molto banalmente, il primo passo è incontrarsi per discutere ed organizzare il lavoro dei mesi successivi!

Vi consiglio di organizzare i primi incontri in maniera del tutto informale, molto rilassati, magari seduti intorno ad un tavolo con pizza e birra (..non troppa però!). Siete all’inizio, come detto anche nel post precedente, nessuno di voi ha ancora le idee molto chiare, per cui sarebbe meglio qualche brainstorming prima di iniziare a sviluppare un prototipo.

Successivamente alla formazione del team, inizia una fase molto importante, la vostra idea originale deve iniziare a modellarsi e a prendere forma, è il momento in cui ponete le basi del futuro della vostra startup. Consideratelo come un processo iterativo, siete partiti da una idea grezza e, adesso, dovete rivedere il tutto, più e più volte, finchè non arrivate ad un risultato che soddisfi tutti. (In uno dei prossimi post, affronteremo questo argomento in maniera più specifica e vi spiegherò una tecnica usata in Silicon Valley)

In questo processo di analisi della vostra idea originale, dovete iniziare a valutare aspetti che prima, forse, non avete preso in considerazione:

- Effettuate altre ricerche riguardo i possibili competitor, non è mai abbastanza!

- Individuate, eventuali, limiti o problemi legali, in questo caso dovete valutarne l’entità. Potrebbe esservi utile contattare un esperto in materia oppure trovare un modo per aggirare il problema. Non sottovalutate questo aspetto, vi renderete conto della sua importanza quando un investitore vi negherà il finanziamento perchè vi sono troppe implicazioni legali non risolte!

- Pensate e concentratevi solo sui punti essenziali della vostra idea, sui pilastri senza i quali nulla potrebbe funzionare. Non perdete tempo e risorse per discutere e progettare aspetti che all’inzio non sono basilari per il vostro progetto. Il resto, lo aggiungerete in seguito.

- Iniziate a percepire la vostra idea come un qualcosa di più ampio respiro, una “idea di business”: ovvero qualcosa che un giorno (si spera presto!) possa dare da vivere a tutto il team, magari allargato. Questo diverso punto di vista vi porterà, inevitabilmente, ad affrontare temi più importanti, con cui si scontrano quotidianamente tutte le startup. Sicuramente la domanda principale dovrà essere: “Come guadagno con questa idea?” (affronteremo meglio questo fondamentale argomento nei prossimi post)

Anche noi, con Ibrii, abbiamo vissuto questa fase e, in realtà, lo facciamo ancora oggi, perchè, come ho detto in precedenza, si tratta di un processo iterativo che vi porterete sempre dietro. Durante i nostri primi brainstorming, adottavamo una tecnica molto semplice ma efficace, che noi abbiamo chiamato di “attacco costruttivo”. A turno, uno di noi vestiva i panni del difensore dell’idea e l’altro provava ad “attaccare” il progetto sotto ogni punto di vista.

In pratica, il team deve collaborare in maniera obiettiva, essere cosciente dei problemi e limiti dell’idea stessa e cercare, il più possibile, di metterli in risalto per capire come risolverli. Durante questo simpatico esercizio, a turno dovevamo rispondere ai mille “perchè?”, “come funziona?”, “è davvero utile?”, “come risolvi?”, ecc. , e così sono emerse tutte le problematiche, conosciute e nuove, legate all’idea iniziale. Questi “incontri” sono avvenuti svariate volte, finchè non abbiamo raggiunto una versione (quasi) buona della nostra idea. Con il tempo, vi renderete conto di quanto possa cambiare la vostra idea rispetto alla forma inziale, in molti casi, alla fine, vi ritroverete con qualcosa di completamente diverso.

Non abbiate paura di modificare la struttura iniziale del vostro progetto, non affezionatevi troppo alle origini e pensate, piuttosto, a come evolvere per centrare l’ obiettivo del processo di iterazione: giungere ad una idea di business che sia fattibile, efficace e rivendibile.

Sicuramente il primo problema da affrontare è il nome da dare al vostro progetto. Può essere sicuramente un compito divertente, ma ricordate che è importante!
Un buon nome dovrebbe:

- Essere breve. Nomi lunghi non sono consigliati, cercate sul web e vi renderete conto che difficilmente i servizi più famosi superano le 8 lettere.

- Avere un suono piacevole, scorrevole. Aiuta a ricordare meglio il nome. Per capirci, evitate nomi tedeschi :)

- Essere anglofono. Dalla pronuncia si deve poter risalire subito allo spelling e, quindi, all’URL da scrivere nel browser. Se puntate ad una startup internazionale, vi sconsiglio di dare un nome italiano al progetto. (anche se la parola “spaghetti” ha sempre il suo fascino nel resto del mondo)

- Essere autodescrittivo. Il nome dovrebbe, da solo, rendere l’idea del servizio che si offre. (facile a dirsi...)

Con Ibrii, all’inizio abbiamo stilato una lista di possibili nomi per poi scegliere quello attuale. Non è facile trovare un nome che abbia tutte le caratteristiche di cui sopra, ma con un pò di fantasia e pazienza ci riuscirete. Ibrii, ad esempio, come nome non è autodescrittivo e, secondo qualche nativo anglofono, non è facile risalire dal suono della pronuncia allo spelling. Alcuni lo pronunciano ‘aibri’ e altri ‘ibri’ e, non avendo una pronuncia ovvia, comune per tutti, lo spelling risulta ambiguo. Comunque, per noi è sempre stato ‘aibri’.

Se, già dall’inizio, sapete che la vostra sarà una startup che offrirà diversi servizi agli utenti allora cercate di non legare il nome ad un servizio specifico, ma, piuttosto, trovate un nome che diventi il vostro brand ed assegnate ad ogni servizio un nome a parte.
L’esempio più eclatante è, ovviamente, Google, il quale ha dato ad ogni suo servizio un nome specifico, legato al brand iniziale, es: GoogleDocs, iGoogle, GoogleMaps ecc.
Nella maggior parte dei casi, però, in questa fase, non si può pensare così in grande ed il nome della startup rappresenta il primo servizio che viene lanciato.

A questo punto siete pronti per registrare il vostro dominio (sperando che sia disponibile..) e a pubblicare una pagina con una frase di effetto che vi rappresenterà per molto tempo, finchè non svilupperete il primo prototipo!

Cercate di registrare il dominio il prima possibile e non rimandate perchè serve per iniziare a conferirvi una identità, a sentirvi un team e, soprattutto, ricordate che, nel mondo, almeno un’altra persona ha avuto la vostra stessa idea e, probabilmente, vorrà acquistare lo stesso dominio.

Buon weekend a tutti!

Stefano Passatordi
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venerdì 9 aprile 2010

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Il primo tassello: il team


Nell’ultimo post abbiamo discusso dell’evento che può scatenare la nascita di una startup, il Bing Bang della vostra avventura: una buona idea.

A questo punto, il secondo passo da compiere è costituire il team che diventerà l’anima e la forza della vostra startup. Per farvi capire quanto sia importante il team, possiamo tranquillamente affermare che esso è come le fondazioni per un palazzo; se non sono solide e ben progettate, possono essere la causa del crollo dell’edificio.
Qualcuno potrebbe pensare che la composizione del team sia il momento più facile e divertente durante la nascita di una startup, ma se non volete che il vostro progetto si sgretoli, come un gigante con i piedi di argilla, allora dovete prestare molta attenzione a questo importante tassello.

Personalmente, ritengo che il numero ideale di membri del gruppo fondatore sia tre (almeno nella fase iniziale), perchè:

- Un team composto da una sola persona non è un team. Si parla di un singolo individuo che crede di poter fare tutto da solo: sviluppo, gestione, fundraising e tutte le altre attività necessarie. Se le vostre giornate non sono lunghe almeno 48 ore e se non disponete del dono dell’ubiquità, personalmente, ritengo molto difficile (ma non impossibile!) gestire professionalmente una startup da soli. Molto più semplicemente, se dovesse accadere qualcosa all’unico fondatore, anche una semplice influenza, si bloccherebbe tutto. Inoltre, considerate che, in genere, un investitore non è molto propenso ad investire in una startup composta da una sola persona (i motivi sono ovvi, si parla di “Effetto Cuba”, ma ne discuteremo in seguito).

- Un team composto da un numero di persone superiore a 3 potrebbe essere difficile da gestire, almeno all’inizio. Considerate che, soprattutto nella fase inziale, nessuno dei fondatori può avere la certezza di quello che succederà e di come evolveranno le cose. In una situazione del genere, è facile intuire che avere troppe teste a confronto, soprattutto in una fase delicata, come quella iniziale, non è consigliabile.

Per questi motivi, ritengo che il team fondatore di una startup non debba superare le tre unità (al max 5 in casi particolari.)

Stabilito il numero, bisogna capire come selezionare le persone del team.

Se siete fortunati ed avete partorito l’idea insieme con uno o due amici, allora il team è già formato. Chi ha avuto l’idea ed ha partecipato attivamente a migliorarla, ha diritto di far parte del team. Se, invece, avete bisogno di reclutare dei founders, preparatevi ad un compito non facile.

Prima di tutto, dovete capire che profilo cercare. Proviamo, quindi, ad individuare quali sono le caratteristiche essenziali che deve avere un ipotetico candidato:

- Deve essere libero da altri impegni per dedicarsi in toto al vostro progetto.

- Deve essere disposto a fare tanti sacrifici, in termini economici e di lavoro. All’inzio, finchè non troverete qualcuno che finanzi il vostro progetto, nessuno potrà percepire uno stipendio (leggi come: deve avere delle proprie risorse finanziare, altrimenti con voi non potrà mantenersi!). Senza considerare che gli orari di lavoro sono massacranti, almeno finchè non si ha un prototipo concreto e funzionante della vostra idea di partenza.

- Deve essere un amante del mondo startup, ovvero, deve leggere blog/riviste in merito e deve essere super informato su tutte le ultime voci dell’ambiente.

- Deve credere in quello che gli state proponendo, deve essere convinto che potete farcela e deve realmente sentirsi parte del progetto. In questo caso, molto dipende anche da voi, se riuscite a vendere la vostra idea e a trasmettere la passione giusta.

- Deve avere delle competenze professionali che non siano già presenti nel gruppo. Insieme dovrete essere in grado di affrontare tutte le difficoltà che incontrerete nei vari settori, tecnico, economico, gestionale, ecc. Tenete in considerazione che, soprattutto all’inzio, nel team non può mancare la figura del tecnico, ovvero di colui che rende concreta e tangibile la vostra idea inziale!

- Deve piacervi come persona :)

Queste sono alcune delle caratteristiche principali della figura che dovete cercare.

In teoria, potreste trovare questa persona in un qualsiasi locale, magari mentre beve fiumi di birra, ma nella realtà vi consiglio, come prima cosa, di contattare amici che ritenete giusti per lo scopo. Successivamente, potreste provare nell’ambiente universitario oppure in quello degli eventi di networking, dedicati a persone come voi (vedi UpStartRoma).

Inizialmente, provate a rivolgervi agli amici perchè, durante l’evoluzione del vostro progetto, i rapporti tra i diversi membri del team potrebbero esser messi a dura prova, soprattutto nelle situazioni in cui la stanchezza e lo stress si fanno sentire. Alla base, quindi, servono dei rapporti già consolidati, se non volete che all’improvviso vada tutto a monte per delle incomprensioni. Il team deve essere molto affiatato!

Inoltre, dovete essere certi che la persona su cui state puntando non venga colpita dal così detto “Effetto Cuba”, ovvero: improvvisamente, abbandona tutto per seguire una cubana/o in giro per il mondo! In poche parole, nessun membro del vostro team deve avere “grilli per la testa”, altrimenti metterebbe in serio pericolo la riuscita dell’intero progetto.

Durante questi mesi di vita di Ibrii, ho avuto modo di capire a fondo l’importanza del team. Ogni difficoltà, da quella tecnica a quella gestionale, passando per quella economica, è più facilmente risolvibile se il team, visto nel suo insieme, possiede due caratteristiche fondamentali:

- Eterogenità delle competenze

- Affiatamento

La prima caratteristica serve affinchè il team sia autosufficiente, in grado di rispondere ad ogni esigenza in maniera autonoma, senza dover cercare degli aiuti esterni (quasi sempre a pagamento!). Questo è sicuramente un punto molto importante anche per l’investitore (ma ne parleremo nei prossimi post).
La seconda caratteristica è ovvia, un gruppo che non è affiatato non può avere una vita lunga.

Concludo questo post con due consigli:

1) Cercate di creare un ambiente di lavoro stimolante e rilassato (..ma non troppo!)

2) Ricordate che idea e team vivono in simbiosi. Una idea fantastica non può essere realizzata se non c’è un team adatto, e ,viceversa, un gruppo di founders, se pur eccellente, perde il suo valore se non lavora ad una idea valida.

Insomma, una buona idea ed un buon team, sono un ottimo inizio per una startup che punta al successo!

Ciao a tutti!
Stefano Passatordi



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venerdì 2 aprile 2010

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Il Bing Bang: l'idea


Con questo post, darò inizio ad un percorso durante il quale verranno affrontati tutti i momenti topici della vita e lo sviluppo di una startup.

Forse, molti di voi si saranno chiesti come nasce una startup, qual è il primo evento da cui tutto ha inizio.

E’ probabile che la risposta possa sembrare scontata per alcuni di voi, ma, in realtà, non è così : tutto nasce da una idea!

Ripeto, la risposta non è scontata, come potreste pensare, perchè se è vero che tutto ha inizio da una idea, è pur vero che quest’ultima non ci sarebbe se voi non aveste la mente predisposta. Quindi, scavando a fondo, si scopre che il punto di partenza siete proprio voi e la vostra voglia di cambiare, di fare qualcosa di diverso rispetto agli altri, qualcosa di potenzialmente molto innovativo. Partendo da questo presupposto, possiamo, allora, affermare che il BingBang di una startup è : l’idea.

In genere, le dinamiche sono, fondamentalmente, due:

• L’idea vi viene all’improvviso, magari mentre passeggiate o siete al teatro oppure a cena con degli amici. In ogni caso, state pur certi, che è il frutto del lavoro in background della vostra mente che, per giorni, ha lavorato silenziosa (magari stimolata da qualcosa che avete visto o vissuto giorni prima) e poi, all’improvviso, ha partorito la vostra nuova ed incredibile idea.

• La vostra voglia di cambiare e di fare qualcosa di nuovo è così forte che decidete di dover pensare a tutti i costi ad una idea. Ed ecco che, mentre siete a lavoro, mentre studiate, mentre fate le vostre cose, il vostro unico pensiero è la ricerca dell’idea che vi cambiarà la vita.

Per quanto riguarda me e la mia personale esperienza con Ibrii, posso affermare di rientrare nel secondo caso, quelli che cercano ed inseguono l’idea. Già nel lontano 2006, io ed il mio socio, iniziammo a pensare che “da grandi” (ovvero dopo l’università :) avremmo provato ad iniziare un progetto insieme, ma, ovviamente, non sapevamo cosa. Durante i mesi successivi, eravamo quasi ossessionati dal fatto che dovevamo pensare a qualcosa da realizzare e, così, le giornate all’università erano diventate sessioni di brainstorming, in cui, spesso, coinvolgevamo altri amici. Nei primi mesi del 2008, inziammo ad appassionarci ad una idea: un notebook online con la capacità di prelevare dal web i contenuti da annotare. Questa era l’idea “grezza”, ma ci piacque subito e così decidemmo di iniziare a lavorare su questo progetto.

Quando credete di aver trovato l’idea giusta, la prima cosa da fare è cercare in rete se qualcuno vi ha già preceduti. Inizia, quindi, una fase di ricerca per capire, essenzialmente, due aspetti importanti:

1. Qualcuno ha avuto prima di voi la stessa idea

2. Valutare la fattibilità dell’idea stessa

Se trovate uno o più progetti molto simili o uguali a quello che voi avete in mente, allora dovete ponderare seriamente se conviene puntare su quell’idea oppure se sia meglio cambiare. Avrebbe senso investire risorse su un nuovissimo e super mega fantastico motore di ricerca uguale a Google? Bhè, a meno di reali colpi di genio, perdereste solo il vostro prezioso tempo..bastano Google e Bing, per farvi capire che forse non è il caso di puntare su qualcosa già implementato da un colosso del web.

Invece, vi potrebbe capitare di trovare qualcuno che abbia già sviluppato la vostra idea, ma non è un colosso del web e non offre un servizio qualitativamente valido. In questo caso, la cosa da fare è analizzare bene il competitor e capire quali sono i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza. In questo modo, avete maggiori possibilità di sviluppare un prodotto che abbia tutte le caratteristiche positive del vostro concorrente, ma, allo stesso tempo, capace di offrire un servizio migliore, per cui un utente può decidere di smettere di usare lui e scegliere voi.

Al contrario, se in rete non trovate nessuno che abbia già implementato la vostra idea allora dovete chiedervi il motivo. Se pensate di essere gli unici al mondo ad avere una idea....bhè, sbagliate! Nello stesso periodo in cui voi incubate il vostro nuovo colpo di genio, potete esser certi che, nel mondo, almeno un altro sta pensando la stessa cosa. Poichè internet ha abbattutto le distanze, anche se foste gli unici in Italia ad aver pensato a qualcosa di interessante, aspettatevi che un americano, un indiano, uno svedese o chiunque nel mondo, stia facendo la stessa cosa e vi troverete, quindi, a concorrere nello stesso mercato globale.

Ci potrebbero essere vari motivi per cui nessuno ha ancora sviluppato una idea come la vostra: è possibile che abbia una fattibilità troppo bassa (c’è un motivo se ancora non esiste nessuna startup che ha sviluppato il teletrasporto!), oppure, molto più semplicemente, la vostra idea non è valida. Esiste, però, anche il caso in cui voi siete i così detti “first mover”, ovvero avete avuto una brillante idea, che ha anticipato i tempi e siete i primi ad offrire un nuovo servizio. Questo è il caso ideale: una idea rivoluzionaria, che nessuno ha ancora sviluppato e che sicuramente porterà i suoi frutti, poichè state per prepararvi a cavalcare, da soli, una nuova ondata tecnologica che sta per impazzare nel web. Esempi famosi in merito, possono essere Google e Skype che hanno introdotto tecnologie rivoluzionarie, rispettivamente nel campo della ricerca ed in quello del Voip.

Nel caso di Ibrii, cercando in rete parole come “notebook” e “notes”, abbiamo scoperto che esistevano già delle startup che offrivano un servizio molto simile al nostro, una su tutte era Evernote. A quel punto, io ed il mio socio, abbiamo deciso di studiare i vari competitor per valutarne i punti di forza e di debolezza. Così facendo, abbiamo capito che, per avere maggiori speranze, dovevamo differenziarci dagli altri, ovvero offrire agli utenti qualcosa che i nostri concorrenti non offrivano: la possibilità di creare appunti anche con contenuti prelevati direttamente dal web.

Ricapitolando, quando credete di aver avuto una bella idea, da cui partitre per fondare una startup, la prima cosa che dovete fare è assumere un punto di vista critico (assolutamente non facile!) e cercare in rete se qualcuno vi ha anticipato.

In ogni caso, va eseguito uno studio relativo ad eventuali competitor, insieme con una sana valutazione di fattibilità del vostro progetto. Inoltre, è una buona pratica, discutere con i vostri amici della vostra idea...non potete immaginare quanto possa essere utile per avere una visione più ampia e dettagliata di quello che state facendo. Nessuno potrà essere più critico di un vostro amico bastardo!

Ricordate solo una cosa importante, il fatto di avere tanti competitor non è necessariamente un fattore negativo, anzi, dimostra che il mercato esiste ed è ampio. In un caso del genere, dovete essere voi bravi a trovare una soluzione per differenziarvi, al fine di rubare fette di mercato agli altri.

Per chiudere il cerchio e tornare all’assunto iniziale, il quale si basa sul fatto che, in realtà, tutto parte da voi, bisogna tener presente che può capitare di avere una bella idea, ma, purtroppo, in quel momento della nostra vita non siamo pronti a metterla in atto. Fondare una startup è, un pò, anche un atto di coraggio, vuol dire abbandonare tutto quello che si sta facendo per dedicarsi in toto al nuovo progetto. Non tutti sono disposti o possono farlo...ma questo è un altro discorso!

Concludo qui questo post dedicato all’idea da cui partire per fondare una startup. In realtà il discorso è molto più ampio, ma, per non creare confusione, cercherò di affrontare ogni aspetto legato alla questione “idea” nei prossimi post.

Ciao a tutti e buona Pasqua!
Stefano Passatordi
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