giovedì 29 luglio 2010

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Finanziamenti: Investment stages


In questo post, abbiamo analizzato sommariamente quali sono i principali motivi per cui una startup ha bisogno di essere finanziata. Abbiamo visto che le risorse economiche servono, soprattutto, per pagare il team e per sviluppare e promuovere il servizio/prodotto.

In questo post, mi vorrei soffermare sulla diversa categorizzazione dei finanziamenti.

Quando io ed il mio socio abbiamo avvertito l’esigenza di ottenere dei finanziamenti, abbiamo iniziato a cercare in rete quanta più informazione in merito. Posso tranquillamente affermare che la ricerca ha avuto inizio da blog quali: TechCrunch e Mashable. Leggendo i loro post, ci siamo scontrati spesso con i concetti di seed, bridge, round A ecc.
Seguendo anche CrunchBase, abbiamo iniziato a capire che i finanziamenti sono divisi per categorie e che dipendono dallo stato della startup.

L’immagine seguente riassume il concetto:


Sulla l’asse delle ascisse (Stage of Startups) viene indicato lo stato attuale della startup, mentre sulle ordinate troviamo la quantità di finanziamenti richiesti.
E’ ovvio che lo sviluppo della startup sia direttamente proporzionale all’ammontare del finanziamento. Più crescete e più spese avrete e più soldi vi serviranno per rimanere in vita, quindi, più si sale e più l’ammontare del finanziamento sarà cospicuo!

Per capire quali siano i range di investimento associati ai vari passaggi, vi consiglio di guardare su CrunchBase i profili di grosse realtà come Facebook e Twitter.


In teoria, potremmo individuare i seguenti range:

- Seed: fino a $100K
- Angels: possono arrivare anche ad $1M
- Round 1/A: $1M - $10M
- Round 2/B: $10M – $25/30M

- Tutti gli altri a salire

Come ho già detto, questa divisione non è per niente rigida, è indicativa. Basta vedere su CrunchBase per capire che le cose possono essere anche molto diverse.

Quando noi siamo andati la prima volta da dPixel, ci trovavamo poco più avanti del primo stadio (concept/research), quindi abbiamo ottenuto un seed investment.

Le startup, in genere, tendono a sfruttare il seed per rafforzare le basi di partenza del proprio progetto, cercando di far evolvere il concept ad un prodotto, almeno grezzo.
Successivamente, se l’idea piace ed il team lavora bene, si può preparare un primo business plan e pianificare lo sviluppo del prodotto e della società stessa.
Generalmente, in questa fase, servono altri finanziamenti, perchè, ovviamente, le esigenze cambiano e le spese aumentano.

In questa fase, possono entrare in gioco gli Angels per dare ancora altra “benzina” alla startup e permettere un ulteriore consolidamento del lavoro fatto in precedenza.

Attualmente, con Ibrii, noi ci troviamo in questa fase, servono ulteriori finanziamenti per mettere in sicurezza tutto il lavoro svolto fino ad ora! [Per gli eventuali angels che stanno leggendo: “Non siate timidi e contattatemi ;) ”]

Già dopo l’intervento di questo secondo round, la startup deve iniziare a crescere sia come compagnia che, soprattutto, come numero di utenti. In questa fase, le spese di promozione aumentano notevolmente!

Sia che vendiate e sia che offriate gratuitamente un servizio/prodotto, in questa fase dovete pensare di assumere uno (o più) business developer che riesca a vendere e/o farvi chiudere degli accordi distributivi. Anche in questo caso, se tutte le carte sono state giocate nel migliore dei modi, otterrete utenti, prestigio mediatico, un servizio già abbastanza stabile e, quindi, potreste essere appetibili per un VC pronto per finanziarvi un round A.

Successivamente al round A, il vostri obiettivi dovranno essere: mantenere quello che avete creato fino a quel momento, ma, soprattutto, dovrete espandervi e crescere sempre di più, per cercare di arrivare ai round successivi fino all’exit milionaria...si spera!


Un saluto a tutti,

Stefano Passatordi
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martedì 27 luglio 2010

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[OT] Nuovo messaggio e nuovo video per Ibrii

Questo post è un Out of Topic dedicato al nuovo messaggio ed al nuovo video di Ibrii. Spero mi concediate questo OT, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto ;)

Durante questi mesi estivi, stiamo riorganizzando vari aspetti legati ad Ibrii, tra cui : il messaggio.

Dopo mesi di test e feedback vari, siamo giunti alla conclusione che il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere fino ad ora non è chiaro!

In pratica, l'utente medio non capisce a cosa serve Ibrii e come deve essere utilizzato. Inutile dirvi che questa, per noi, è una priorità da risolvere il prima possibile!

A questo punto entrate in gioco voi :)

Mi servirebbe un vostro parere su:

1) Video



Cosa ne pensate? Si capisce a cosa serve Ibrii? E' troppo corto? Troppo lungo? La voce? Come si può migliorare?

2) Messaggio (tagline)

Attualmente: "Snip and share everything you see from webpages"



Proposta: "Easier than email, faster than blog. Post everything using drag and drop."

(bozza)

Secondo voi, la proposta è migliore del messaggio attuale? Avete consigli su come potrebbe essere migliorata la proposta per essere ancora più diretto come messaggio?

Qualsiasi vostro consiglio, parere e/o critica sono ben accetti!!!!

Rispondete tramite commenti o contattatemi in privato! Non siate timidi ;)

Grazie!

Stefano Passatordi
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venerdì 23 luglio 2010

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Running up a startup


Molti di voi sanno che durante questi giorni si è svolta la settimana dell'InnovationCamp (video), a cui hanno partecipato circa una ventina di studenti universitari provenienti da facoltà differenti.

Il secondo giorno sono stato invitato da Augusto Coppola per raccontare ai ragazzi la mia storia, il percorso che mi ha portato da neo laureato a fondatore di una startup come Ibrii.

Mi è stato chiesto di raccontare ai ragazzi quello che ho scritto nel blog in questi mesi. Dall'idea al team, dal prototipo al lancio, fino agli investitori. Tutto ovviamente in base al filtro della mia personale esperienza.

Ecco la presentazione, tante immagini per ogni concetto chiave. Nelle prime slide mi sono presentato, raccontando il mio percorso fino ad Ibrii :)
Successivamente, ho introdotto tutti i concetti riportati già nel blog, oltre a quelli che dobbiamo ancora affrontare nel blog stesso.


Spero che vi piaccia e spero tanto che ai ragazzi sia arrivato il messaggio!

Buon fine settimana!

Stefano Passatordi
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lunedì 19 luglio 2010

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SRL, LTD o INC ? Interviene l'esperto!


Poche settimane fa, ho scritto un post riguardo le diverse forme societarie per una startup che parte dall’Italia. Quel post ha avuto un gran successo, ho ricevuto molte domande via email e tramite skype, ma, come vi avevo anticipato all’inizio del post stesso, non sono un esperto in materia!

Per questi motivi, ho deciso di chiedere l’intervento di un esperto, che tratta questi argomenti per lavoro. In questo modo, tutti coloro che hanno dubbi in merito possono rivolgersi direttamente all’esperto in questione.

Ragazzi, vi presento il mitico Filippo Beretta, amico e commercialista di Ibrii! Filippo lavora a Boston, da molti anni ormai è un “italo-americano”, ed è il fondatore di Motu Novu.

In questo post, Filippo correggerà alcune mie inesattezze del post precedente e approfondirà il discorso.

Di seguito l’intervento di Filippo.


Su richiesta di Stefano intervengo sul tema della forma societaria più adatta per una startup. Sorvolo le presentazioni, potete trovare tutto sul mio profilo.
Segnalo solo, per trasparenza: la mia società di advisory, Motu Novu, offre servizi fiduciari (leggi: gestione amministrativa, legale, contabile, fiscale) in USA, e si rivolge sia a startup che a PMI che desiderino aprire/gestire una sussidiaria commerciale in america.
Sono anche l'entrepreneur in residence di DPixel e uno dei finanziatori (indiretti) di Ibrii.

Affronto brevemente tre temi:

1- Perchè NON incorporarsi in USA

2- Forme societarie: INC e LLC

3- Perchè incoprorarsi in USA

1- Perchè NON aprire una sede in USA

Tasse. Concordo pienamente con Stefano: l'andare all'estero per "non pagare le tasse" è un falso mito. L'imposizione fiscale complessiva in USA è forse leggermente minore che in Italia, ma molto dipende dalla natura del business.
All'imprenditore (spesso alla prime armi) che mi chiede: “cosa devo fare con la mia azienda per non pagare le tasse?” scherzosamente rispondo "chiudila: niente utili, niente tasse".
Scherzi a parte, quel che è certo è che la scelta della forma societaria deve avere una logica eminentemente industriale, e non fiscale. Leggi: se i clienti, fornitori, e team sono in Italia, non v'è dubbio, aprite una Srl in Italia. Se invece avete o volete avere un profilo internazionale, allora ha senso considerate altre strtutture.
Pensate ad avere successo: le tasse sono una (spiacevole, ma inevitabile) conseguenza del fare utili.

2- Forme societarie: INC e LLC

Integro qui Stefano su due punti. Primo, INC sta per incorporated, non incorporation (che è invece l'atto di costituzione). La risultante corporation, poi, non è per nulla simile alla SRL italiana (con al quale ha in comune solo l'autonomia patrimoniale perfetta e la responsabilità limitata), ma bensi alla SPA. Come una SPA, una INC può fare moltplici classi di azioni cartolarizzate e con diritti diversi. Questa possibilità è molto utile per gli investitori finanziari.
Ad esempio, un'azienda come Ibrii potrebbe avere azioni common (leggi: standard) per i soci fondatori, e azioni privilegiate convertibili (leggi: con alcuni diritti protettivi) per i soci finanziatori.
Differentemente dalla SPA, la INC non ha però l'obbligo del collegio sindacale ed è molto più semplice e meno onerosa da gestire.
Aggiungo per completezza che esiste anche la LLC (limited liability company) che è uno strumento ibrido tra la società di persone (come la SNC e SAS in Italia) e la società di capitali. Come la società di persone è, infatti, un soggetto fiscalmente neutro: non paga tasse, che sono pagate dai soci. Come la società di capitali, però, ha autonomia patrimoniale perfetta e la responsabilità limitata. In aggiunta, la LLC permette la totale flessibilità operativa nella gestione e nell'allocazione degli utili (da tassare) a soci anche in proporzioni variabili di anno in anno. Non esiste un equivalente in Italia.
La LLC è ottima per business che non desiderano raccogliere venture capital, ma che generano flussi di cassa variaibli. Per esempio: se state pensando di fare un'azienda per sviluppare una serie di iPhone o Droid apps, LLC potrebbe essere assai meglio di INC.

3- Perchè incorporarsi in USA

Stefano dice cose giuste, io ne aggiungo due:

3a) Incorporarsi in USA permette di meglio accedere al mercato del venture capital americano, che altrimenti "difficile" per una SRL italiana o LTD britannica. Mettiamo le cose in prospettiva (dati AIFI, NVCA, e VCR).
Tralasciando il "nero" 2009, nel 2008 in Italia sono stati fatti 88 VC deals (incluso Ibrii) per un totale di circa 115 milioni di euro.
Nello stesso anno, in USA si sono fatti VC deal per un totale di $8.4 miliardi, e angel deal per $19.6 miliardi.
Tuttavia, per raccogliere fondi in USA avere una INC è il primo e necessario passo, ma non basta: occorre avere un team di profilo almeno un poco internazionale, dotarsi di un buon advisor, costruire un business model solido (e corroborato da dati reali) e un pitch davvero "affilato"... e sorpattutto essere disponibili a trasferirsi a vivere e lavorare negli USA, qualora l'azienda venga finanziata.

3b) Sempre in tema di finanza imprenditoriale, è bene sapere che le valutazioni di ingresso in Italia sono di norma più basse di quelle in USA; cosi anche le valutazioni in uscita, sia su trade sale che nell'attualmente anemico mercato degli IPO, di norma più alte in USA che in Italia. Questo crea un'opportunità di "arbitraggio" per gli investitori (sia italiani che non) che possono comprare a "basso prezzo" una quota di una startup in Italia e rivenderla poi ad "alto prezzo" in USA.
Questo, unitamente ad un mercato M&A ben più vasto in USA che in Europa, può in alcuni casi rendere la vostra idea imprenditoriale più "appetibile" (quindi più facilmente finanziata) se incorporata in USA e dunque "vendibile" in America.
Esistono poi anche vantaggi di natura societaria (ad esempio: la possibilità di scrivere opzioni su azioni come incentivo senza le compliessità legali e fiscali europee) e pratica (ad esempio: la facilità nel qualificare una INC o LLC con credit bureau americano e con un payment gateway locale, che permette commissioni molto più basse del classico PayPal, tema assai importante se la vostra startup vuole ricevere micropagamenti.)

-- Spero di aver stimolato il vostro interesse. Sono ovviamente a vostra disposizione per chiarimenti e domande, e qualora decidiate di procedere con l'apertura in USA, per offire Motu Novu quale partner privilegiato sia per quanto riguarda i servizi fiduciari che per la ricerca di investitori e lo sviluppo operativo.

Filippo Beretta
Founder and Partner, Motu Novu LLC
fiduciary at motunovu dot com



Per contattare direttamente Filippo:
- http://www.motunovu.com/people/12-fberetta.html
- fiduciary at motunovu dot com

Ringrazio pubblicamente Filippo per questo suo intervento!

A presto!

Stefano Passatordi
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[OT] Grazie a tutti!


Dedico questo post a tutti gli amici che leggono questo blog e che mi danno sempre validi consigli per migliorarlo :)

L'ultimo validissimo consiglio è stato quello riguardante la pagina di Facebook!!! Avrei dovuto pensarci già in precedenza, ma, onestamente, questo blog è nato solo per pura passione nei confronti di questo fantastico mondo delle startup...all'inizio ho creduto che bastassero i post, invece mi sbagliavo :)


L'argomento che tratto evidentemente piace, affascina anche voi e, in molti, mi avete chiesto di rendere il blog più partecipativo :)

Adesso avete una intera pagina su Facebook tramite cui interagire con me, ma anche con altri lettori.

Se volete partecipare attivamente al blog (proporre argomenti da trattare, chiarimenti, scrivere voi un post, feedback, ecc), potete farlo tramite questa pagina.

A questo punto, il blog diventa community, sto pensando ad un progetto più ampio, ma è troppo presto per parlarvene...posso solo dirvi di seguire e partecipare attivamente ;)


In tanti, sempre di più, mi avete scritto e contattato per darmi consigli, farmi domande, o semplicemente per ringraziarmi (di cosa poi!?)...adesso sono io che voglio ringraziare voi:




Stefano Passatordi
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venerdì 9 luglio 2010

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Finanziamenti: Ibrii incontra dPixel


Durante i mesi scorsi, in tanti mi avete chiesto come abbiamo ottenuto un finanziamento da dPixel, in questo post vi racconterò (quasi) tutto!

Tutto ha inizio nel “lontano” 2008, più precisamente nel mese di giugno, durante il primo TechGarage a Roma.
In quesi mesi, io ed il mio socio, eravamo ancora studenti a Pisa, ma abbiamo letto su internet di questo nuovo evento per startup ed abbiamo deciso di andarci. Nulla avviene per caso.
Avevamo già in mente di dar vita ad una startup, ma non sapevamo da dove iniziare, avevamo ancora le idee confuse. Così abbiamo pensato che sarebbe stata una ottima occasione per capirne di più su questo mondo, all’epoca, così sconosciuto.

Una mattina di giugno, ci siamo recati a Roma, alla Luiss. Siamo arrivati in ritardo (causa trenitalia!), ricordo che eravamo emozionati e curiosi di sapere cosa ci stava aspettando in quella sala gremita di persone.
Dopo il check-in, ci hanno dato il pass e lo abbiamo messo al collo, fieri di portarlo, come se quella fosse la nostra inizializzazione al mondo delle startup!

Quando siamo arrivati, i pitch erano già iniziati e così ci siamo seduti in fondo alla sala ed abbiamo iniziato ad ascoltare le presentazioni delle varie startup. Come primo impatto è stato decisamente incoraggiante, più guardavamo gli altri presentare e più capivamo che potevamo farcela anche noi!

Dopo i pitch, è arrivato il momento che ha cambiato il corso degli eventi, almeno per me.

Ebbe inizio un panel, i partecipanti erano dei VCs italiani, qualche imprenditore di successo ed altri esperti. Ricordo che, da subito, mi ha colpito uno di loro, aveva l’atteggiamento di quello che ”sapeva il fatto suo”. Oltre al fatto che provavo una certa invidia per la sua chioma fluente!!! Parlo di Gianluca Dettori, il fondatore di dPixel. Durante il panel, ad un certo punto, Gianluca ha iniziato una discussione con un altro VC italiano, è stato in quei momenti che ho capito che lui era l’uomo giusto per noi. In pochi secondi, ho capito che era una persona diretta e con gli attributi, il tipo di persone con cui mi piace confrontarmi. Finalmente, avevamo un contatto a cui potevamo rivolgerci per presentare la nostra idea: dPixel.

Quella giornata è proseguita secondo il programma e, nel tardo pomeriggio, io ed il mio socio siamo tornati a Pisa. Quell’evento ci è servito tantissimo per capire cosa vuol dire presentare ad un investitore, per capire chi erano dei possibili VCs a cui potevamo rivolgerci e, soprattutto, è stata una iniezione di sicurezza: non era una missione impossibile!

Nelle settimane successive, abbiamo iniziato a seguire Gianluca sul suo blog e su tutti gli altri social network in cui era presente. Stavamo studiando il nostro “obiettivo”.

Un giorno, Gianluca ha scritto un post che attirò la mia attenzione. Dopo aver letto attentamente il post,ho deciso di scrivere un commento in merito. L’obiettivo del commento, era, ovviamente, cercare di far conoscere a Gianluca che, online, esisteva un servizio chiamato Ibrii e che, forse, poteva interessargli.

Ad oggi, posso tranquillamente affermare che quel commento fu “galeotto”. Evidentemente, ero riuscito a stimolare la sua curiosità perchè lui mi ha risposto dicendomi di scrivergli e di mandargli ulteriori dettagli in merito ad Ibrii.

Quando ho letto la sua risposta, ero contentissimo, avevo ottenuto ciò che volevo: una possiblità con dPixel.

Quel pomeriggio, subito dopo aver letto il suo commento di risposta, ho iniziato a scrivere un documento descrittivo del servizio. Non avendo alcuna esperienza in merito, ho riportato una semplice descrizione del servizio, ponendo il focus sul problema che noi risolvevamo e sul perchè eravamo unici e con un alto potenziale.
Poi ho mandato tutto via email a Gianluca, il quale mi ha risposto che avrebbe girato il tutto allo staff di dpixel e che ci avrebbero contattato loro.
Infatti, qualche giorno dopo, siamo andati a Milano, nella sede di dPixel, per parlare personalmente del nostro progetto con loro.
Inutile dirvi quanto potevamo essere emozionati quel giorno, per noi era la prima volta che presentavamo Ibrii ad un possibile investitore.

Ricordo che, dopo i saluti e le presentazioni, ci hanno detto: ”Noi, in dPixel, riceviamo centinaia di business plan al mese, ma all’anno gli investimenti si contano con le dita di una mano”.

Che dire, sicuramente incoraggiante! Per la serie...”provateci pure ma è quasi impossibile”

Abbiamo iniziato a presentarci e a descrivere il nostro prodotto, la nostra idea, quello che volevamo fare. Forse, è stata proprio la loro frase iniziale che ci ha dato coraggio, sentivamo di non avere nulla da perdere.
Così abbiamo parlato e discusso con loro senza mai sentire il peso di essere sotto “esame”.

Dopo circa un’ora di incontro, uno di loro ci ha detto: “Per noi va bene, ci interessa.”

Io ed il mio socio ci siamo guardati in faccia, quasi increduli, ed abbiamo chiesto: ”Cioè? Sareste disposti ad investire?” La risposta la sapete già!

Potete immaginare la nostra immensa gioia, stava accadendo quello che, per mesi, avevamo sognato e che credevamo quasi impossibile da realizzare. Quell’incontro è stato il primo di tanti altri ed ha segnato l’inzio di un lungo percorso fatto di due diligence, term sheet, certificati azionari, clausole legali, presentazioni e contratti vari, insomma è stato il nostro ingresso ufficiale nel mondo startup!

Ho voluto raccontavi il nostro incontro con dPixel, per dimostrarvi che nulla è impossibile e che, a volte, basta anche un commento per cambiarvi la vita.

Nel prossimo post, vi darò qualche consiglio, limitatamente alla mia esperienza, su cosa dovete fare e cosa dovete assolutamente evitare quando andate da un investitore.

Nei post successivi, inoltre, vedremo in dettaglio il percorso che porta dalla fase di due diligence al finanziamento, passando per il term sheet e tutte le altre fasi burocratiche.

Vi annuncio che interverranno anche degli “ospiti”!

Un saluto,
Stefano Passatordi
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sabato 3 luglio 2010

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Finanziamenti: perchè servono?


Dopo mesi di duro lavoro, finalmente avete un team consolidato, un prodotto che gira e siete formalmente una società.

Se siete arrivati fino a questo importante traguardo, vuol dire che, in modo o in un altro, avete avuto le risorse economiche per affrontare tutte le spese necessarie.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire quali possono essere le alternative per risolvere la questione economica per una startup.

Come anticipato anche nei post precedenti, per dar vita ad una startup ci vogliono le persone, tanta passione ma, purtroppo, anche delle risorse finanziare, senza le quali non si va molto lontano.
Questo aspetto varia molto da caso in caso e può dipendere da vari fattori:

- Età media del team e loro situazioni lavorative

- Tipologia del servizio/prodotto che offrite

- Attitudine al sacrificio

Prima di tutto analizziamo il team.

Se decidete di creare una startup e siete giovani studenti la situazione è ovviamente molto diversa rispetto ad essere più maturi e magari con famiglia e lavoro.
Un gruppo di giovani studenti è la situazione migliore, secondo me, perchè, in genere, sono i genitori che li sostengono economicamente oppure, tramite qualche lavoretto, riescono a mantenersi autonomamente. E’ evidente che, in questo caso, l’unico pensiero è studiare e sviluppare per la propria startup. Nessuna importante implicazione economica, almeno all’inizio. In poche parole, non avete bisogno di uno stipendio per mantenervi e quindi non avete grosse spese societarie. Il rovescio della medaglia è che, causa studi, non potete dedicarvi a tempo pieno al vostro progetto.

Nel caso di un team più maturo, magari con famiglia e con un lavoro, le cose sono diverse. Ovviamente avrete meno tempo a disposizione per la vostra startup e, a meno di non poter garantire comunque il sostentamento alla (eventuale) famiglia e per sè, è difficile che possiate lasciare il lavoro per dedicarvi interamente al vostro progetto (almeno nella fase inziale). D’altro canto però, essendo già lavoratori, potenzialmente, avete maggiori possibilità economiche rispetto ad uno studente per investire nel vostro progetto. Senza contare, che, spesso, chi ha già lavorato, ha una maggiore esperienza dello studente. Soprattutto se, per anni, ha lavorato nel settore che interessa anche la sua startup.

Molto dipende anche dal tipo di servizio che offrite.

Se la vostra startup vende un servizio/prodotto, è molto probabile che, dopo i primi tempi necessari per farsi conoscere, possiate già iniziare ad avere profitti e, quindi, possiate pensare di autosostenervi senza dover ricorrere ad investitori esterni.

Al contrario, se il vostro è un servizio free e puntate solo a fare utenti, senza aver ancora capito come monetizzare, è molto probabile che dobbiate rivolgervi ad un investitore per poter continuare.

Il caso “peggiore”, riguarda quelle startup che non offrono un servizio online, ma basano il loro business su componenti hardware e/o macchinari particolari e costosi. In questo caso non c’è possibilità di avviare l’attività senza una risorsa economica importante e subito disponibile.

Indipendentemente dall’età e dallo stato da lavoratore o studente, una caratteristica importante dello startupper è l’attitudine al sacrificio.
Non parliamo solo dal punto di vista dell’impegno e delle ore di lavoro dedicate alla vostra startup ma, soprattutto, della capacità di rinuncia. Spesso, infatti, non è possibile affrontare certe spese, se si vuole portare avanti una startup con le proprie forze. Bisogna sempre rinunciare a qualcosa! Ovviamente, come per tutto, esistono le eccezioni, persone che hanno a disposizione risorse economiche personali, per cui il costo della startup è inifluente.

In poche parole, sia che siate studenti e sia che siate lavoratori, quello che serve sempre al team è una fonte economica per sostenere se stessi ed il progetto. Nelle uscite di tutte le startup, la voce più influente, è quella relativa ai compensi del team.

Questo è sicuramente il motivo principale per cui una startup si rivolge agli investitori, soprattutto nei casi in cui non sono previsti profitti per molti mesi.

Il secondo motivo, è relativo alla crescita e sviluppo della startup: un ufficio con relative attrezzature, nuovo personale, spese di marketing, viaggi, ecc.

Insomma, per una startup le risorse economiche sono indispensabili, adesso bisogna capire dove recuperarle. Le opzioni non sono tantissime:

- Autofinanziamento

- Angels e VCs

- Fondi comunitari

Se riuscite ad autosostenervi fino a quando iniziate a fare profitti è sicuramente la soluzione migliore, ma anche la più difficile da perseguire.

Rivolgersi ad Angels e/o VCs è la soluzione più diffusa. Ammesso che passiate la loro due diligence, dovrete fare i conti con una riduzione delle vostre azioni a favore dell’investitore e dovrete tenere in considerazione che non sarete più i padri padroni della startup, ma dovrete dar conto anche all’investitore.

I fondi comunitari sono difficili da ottenere e, spesso, soggetti a forti restrizioni di varia natura. Personalmente, se fossi in voi, ne farei a meno, soprattutto se parliamo di una startup web.

Ibrii è nato mentre io ed il mio socio eravamo ancora studenti, per cui finanziati dalle nostre rispettive famiglie. Il tempo dedicato era limitato solo alla sera o nei giorni più liberi dallo studio. Solo in un secondo momento, dopo la laurea, abbiamo deciso di dedicarci a tempo pieno alla nostra startup ma, anche in questo caso, abbiamo avuto la fortuna di aver avuto le famiglie che ci hanno sostenuto, altrimenti sarebbe stato davvero difficile continuare.

Fortunatamente, dopo pochi mesi abbiamo incontrato il nostro investitore, dPixel e le cose sono molto cambiate. Nel prossimo post, vi racconterò la nostra storia (in tanti me lo avete chiesto) e vi spiegherò come abbiamo ottenuto finanziamenti da dPixel.

Un saluto a tutti,
Stefano
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