Come ho già scritto nel precedente post, credo che gli imprenditori si possano dividere in razionali e passionali. Come è facile intuire, la differenza consiste nell’affrontare i problemi più con la testa che con il “cuore” e viceversa.
Non esiste il modo migliore in assoluto per fare impresa, non c’è una regola precisa, esistono solo i risultati ottenuti.
Come in tutte le cose della vita, la miglior soluzione è sempre la via di mezzo. Essere troppo razionali è limitante, essere troppo passionali è pericoloso. Quindi, quale dovrebbe essere il limite tra razionalità e passione?
Ovviamente è difficile rispondere a questa domanda, ognuno potrebbe dare una risposta diversa in base alla propria esperienza e al proprio carattere.
A tutti gli imprenditori, o aspiranti tali, è capitato, almeno una volta, quel momento cruciale in cui tutto non va come previsto e sorgono i dubbi se continuare o meno il percorso intrapreso. Credo che questo possa essere un ottimo esempio per capire l’importanza del giusto equilibrio tra razionalità e passione, tra sogno e realtà.
Durante la mia precedente esperienza da startupper, mi è capitato tante volte di domandarmi se quello che stavo facendo fosse corretto. Le cose non andavano bene come sperarato e mi chiedevo ogni giorno se fosse il caso di continuare oppure di fermarmi. Se dopo la salita stava per iniziare, finalmente, la discesa. Se ero solo sfortunato o totalmente incapace. Se era colpa mia o degli altri. Insomma, mille dubbi mi assalivano ogni giorno.
Rispetto agli innumerevoli sacrifici, i risultati non arrivavano come sperato. E’ quello il momento chiave di ogni (aspirante) imprenditore. E’ il momento in cui, senza saperlo, decidi il tuo futuro. La domanda ricorrente è: mi fermo o continuo?
E’ una domanda a cui non potrai mai dare un risposta senza che il dubbio comunque ti resti. Se proseguo forse perdo solo tempo e denaro. Se mi fermo forse perdo una grande occasione. Ecco, è proprio qui che interviene lo spirito sognatore o razionale dell’imprenditore. E’ qui che si vede la differenza tra un imprenditore distaccato che basa tutto sui numeri e sui fatti e quello passionale che segue l’istinto e la voglia di continuare a sognare, spesso andando contro i numeri stessi.
La storia delle aziende, anche di quelle 2.0, è piena di esempi di progetti che andavano male inizialmente e poi sono esplosi. Vedi, ad esempio, AirBnb che inizialmente stava fallendo e oggi è un colosso. Dove sarebbero oggi i fondatori di AirBnb se non avessero insistito con la loro idea e avessero abbandonato il progetto? Impossibile rispondere a questa domanda. Però sappiamo che oggi hanno una azienda che vale miliardi di dollari.
Dall’altro lato, però, ci sono innumerevoli startup, anche italiane, che sono partite già da almeno 2 o 3 anni, ma che non hanno avuto alcun riscontro tangibile sul mercato. In teoria sarebbero già fallite, eppure i fondatori sono ancora lì..che cercano di rianimare un progetto ormai già morto. Lo hanno capito tutti, ma non loro...che continuano a sognare che tutto possa riprendersi e che i numeri si impennino come sperato.
Chi avrebbe ragione a questo punto? Il founder razionale che analizza i fatti e decreta la fine di tutto, oppure il sognatore, il passionale che ci mette anima e corpo e potrebbe riuscire nell’impresa di resuscitare un progetto morto? Anche qui, impossibile rispondere. Ognuno prende le proprie decisioni sulla base di un personale punto di vista, di come vive l’essere imprenditore. Per quanto sia difficile, credo che comunque sia obbligatorio da parte di ogni imprenditore mettersi in discussione. Si può essere passionali quanto si vuole, ma non bisogna essere ciechi e stupidi. Sarebbe un grande errore.
Per quanta forza ed energia ci si possa mettere in un progetto, se non parte dopo tre anni (direi anche due)...probabilmente è il caso di pensare seriamente se continuare oppure fermarsi. Il rischio è quello di far passare tempo prezioso inutilmente, magari da investire in un nuovo progetto.
Concludo con un consiglio per chi si trovasse in questa situazione di eterna attesa: dovete credere nella vosta idea, ma non dovete innamorarvene. Se funziona o ci sono prospettive concrete allora insistete. Se ci provate da anni e siete sempre lì, allora passate ad un nuovo progetto.
Vi sentirete meglio, credetemi...
In bocca al lupo a tutti,
Stefano Passatordi